Donatella Talini

Donatella Talini

sabato 15 maggio 2010

Uova d'oro?

Leggete questa storia dello sviluppo delle cooperative sociali così come ce la racconta Simone Raffaelli: “Tante cooperative nascono dalla volontà di attuare dal basso quei cambiamenti che le istituzioni non vogliono praticare, rivolgendosi alle forme di marginalità prodotte dalla chiusura dei manicomi o dalla tossicodipendenza. Ma il clima sociale cambia” - siamo tra gli anni ottanta e novanta -”e le cooperative non possono rimanere sul mercato e fornire servizi senza essere coinvolte nel sistema che gradualmente trasformano il DNA del Terzo Settore. Le cooperative, da strumenti di analisi e di contestazione della società si trasformano nel loro contrario, diventano imprese come tutte le altre. Anzi, peggiori delle altre, perché ammantano la loro natura con la demagogia sociale”. Questa non è propriamente la solita storia che si legge sulla brochure di una cooperativa, vero? Però assomiglia incredibilmente alla quarta di copertina del romanzo “Dolls”, dove si dice: “Giorgio [il protagonista] giorno dopo giorno si rende conto di come questa azienda no profit sia soltanto un'azienda come un'altra, lontana dall'impegno disinteressato e soprattutto dal rispetto per le persone, e per questo forse peggiore delle altre”. Anche qui, infatti, il tema di fondo è lo stesso: l'ipocrisia. Raffaelli scrive che queste aziende “ammantano la loro natura con la demagogia sociale”, nella presentazione di “Dolls” lo stesso concetto è espresso con queste parole: “Eppure su tutto questo sventola, senza vergogna, la bandiera della gratuità sociale”. La sostanza, signori miei, è proprio la medesima.
“La sostanza? Ma di quale sostanza parli? Ma tu sei matto...” direbbero gran parte dei personaggi della cooperativa sociale “Il Portico” - la cooperativa che ha per codice fiscale la fantasia,inventata da Luca Nardini. Eppure “Dolls” vi aiuterà lo stesso a capire: quella dove voi lavorate è davvero una cooperativa so-cia-le? O invece di tratta di una delle tante – troppe – che sono diventate galline delle uova d'oro?
“Gallina dalle uova d'oro per chi?” domanderebbero gli splendidi dirigenti de “Il portico”. Perché “niente può impedire che il dirigente di una cooperativa si trasformi in un menager come tanti altri”, scrive ancora Simone Raffaelli, e anche se “qualcuno potrà obiettare che in una cooperativa il voto dei soci è obbligatorio... innanzitutto è doveroso ricordare che una cosa è il controllo quotidiano sull'operato dei dirigenti, altro è il voto una volta all'anno su un bilancio”. E cioè, per dirla proprio tutta, “su voci di bilancio di cui non si conosce neppure l'esistenza, di fronte a dirigenti da cui dipende il tuo posto di lavoro, in un contesto in cui la legge 30 ha reso l'articolo 18 non applicabile ai soci lavoratori”. Mi viene un dubbio: non è che Simone Raffaelli, zitto zitto, abbia immaginato anche lui un'assemblea de "Il portico"? Il suo articolo si intitola “Welfare invisibile, sfruttamento visibile”, ed è pubblicato su Internet da appena dieci giorni.

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