Donatella Talini

Donatella Talini

mercoledì 30 giugno 2010

I galletti e il pettirosso

Per capire è necessario anche ricordare. E' dai primi anni novanta che l'alternativa economica delle cooperative sociali si trasforma in un modello di “economia della bontà”, in subordinazione alle esigenze del mercato. Allora si arrivava perfino a teorizzare che le cooperative non-profit potevano rivelarsi lo strumento economico più idoneo per l'attuazione della cosiddetta qualità totale di matrice Toyota... Certo, sarebbe stato indispensabile che i loro consigli di amministrazione masticassero un po' dei cascami della cultura del management, che in Italia aveva cominciato a far mostra di sé soltanto nei tardi anni ottanta. Comunque no problem: galletti amburghesi prontissimi ad autopromuoversi come i nuovi imprenditori e i manager del sociale, desiderosi di corsi di marketing e di contabilità finanziaria, crescevano come funghi. E poi, nella grande famiglia della cooperativa, a loro non era richiesto nemmeno di vendere l'anima – perché l'anima, al contrario, te la mostravano sempre bella lucida e specchiata lì sulla scrivania, poeti e profeti del “senza scopo di lucro”.Va da sé che la selezione naturale ha operato per quindici anni e i molti galletti amburghesi hanno spazzato via i pochi pettirossi da combattimento. Anzi no, non voglio essere apocalittica: un pettirosso, dentro una cooperativa, ci fa ancora la sua bella figura... almeno finché non si permette di disturbare i galletti al comando, o come puntualizzano lorsignori, di non rompere le palle. Direi piuttosto così: il pettirosso appartiene all'iconografia cristiana del sacrificio e alza al cielo il canto del valore - e intanto i galletti organizzano i polli del pollaio. Una volta all'anno convocano perfino l'assemblea dei polli e li invitano a una cena sociale, perché i pulcini, dopo tanto impegno sul lavoro, la meritano eccome! Poi progettano le convention e chiamano per ospiti qualche super-gallo e diversi “polloni”, si spidocchiano fra di loro e nessuno gli fa le pulci. Nel frattempo ingrassano e stanno in salute, alla faccia di chi gli vuole male. Anche se viene seriamente da chiedersi a chi può passare per la testa di criticarli, visto che lorsignori, si sa, non lavorano certo per il proprio interesse ma per quello del territorio. Il pettirosso così continua a volare all'altezza del Crocifisso e canta il suo verso, non importa se in buona o cattiva fede. E' questa la funzione del pettirosso, e tutto va per il meglio.

lunedì 28 giugno 2010

Presentazione Dolls a Fucecchio

venerdì 9 luglio 2010 ore 21,30
Libreria Martin Eden
via Nelli 2 Fucecchio FI
(da p.za Montanelli verso Fucecchio alto)

domenica 27 giugno 2010

Dolls nella cripta

La presentazione di Dolls, a Roma, è andata bene. Dolls ha destato una qualche curiosità, e Luca Nardini ha risposto alle domande del pubblico su argomenti anche molto diversi tra loro: il suo rapporto con la scrittura, i livelli di comunicazione del piatto-recitativo e quelli dell'autenticità, Herbalife inteso come dipendenza a un modello di massificazione, le cooperative sociali e dove andranno a finire o dove piuttosto sono già finite - e poi l'analisi del rapporto tra Giorgio e Donatella e anche quella di Giorgio con i suoi allievi... e “Perché proprio questo titolo qui, Dolls?” “E il sottotitolo?” C'è stato di che discutere. La saletta della presentazione sembrava una cripta, e tuttavia luminosa, elegante, ordinatissima. Fuori infuriava il temporale.

giovedì 24 giugno 2010

Ancora il signor Itchek, questa volta su "La droga"

Era la fine di marzo del 1983, il signor Itchek se lo ricorda bene. Il centro convegni della sua città ospitava un'iniziativa che a prima vista poteva dirsi interessante. O almeno lo era per Guglielmo Mannucci, che che aveva poco più di vent'anni ed era appena diventato il signor Itchek. L'iniziativa si intitolava Dal tunnel della droga puoi uscire e quello lì al microfono era il prete e quelli sulla destra e sulla sinistra gli apostoli, ex-tossicodipendenti freschi freschi. In platea la moltitudine plaudente dei genitori e molti altri “protagonisti” del percorso di recupero.
Fu un lampo. Il signor Itchek capì immediatamente che ammesso che uscire dal tunnel della droga fosse così problematico – e questa metafora del tunnel veniva offerta a piene mani – ammesso che uscirne fosse davvero possibile, la questione era anche un'altra: uscirne per andare dove? Il prete sembrava molto sicuro di quello che diceva, e metteva in campo i valori come il generoso dispensiere di uno spaccio alimentare: “vita”, “famiglia”, “persona”, “amore”, “dio”, “senso”, “umanità”, “insieme”,“autenticità” - “Quanto gliene faccio di 'famiglia'? Le bastano due etti?”. Il pubblico partigiano batteva le mani nell'invasamento e innalzava inni di gratitudine. Il signor Itchek invece aveva paura. In qualche modo, quella sera si beccò anche dello stupido, perché uno psicologo lì presente – di quale scuola? - disse che in fin dei conti, “provare una droga”, era un segno di curiosità... e chi non ne era tentato nemmeno un pochino voleva dire che forse si rivelava un po' ottuso, anzi, quasi sicuramente scemo. Insomma, diciamoci la verità: drogarsi, diventare tossicodipendente e poi smettere e andare a parlare con la voce cavernosa dentro a un microfono... pareva proprio fico! Quindi chi si era perso nel tunnel della droga – e dài il tunnel! - doveva uscirne, perché uscire si poteva... guarda qua se si poteva! Per andare dove? continuava a domandarsi però il signor Itchek. Per approdare alla vita autentica dei valori, stava dicendo da un'ora il prete. E cioè questa qui, tutta questa vita di questa gente che ti circonda e ti abbraccia come un profondo mare, questa calda e morbida comunità come la mamma tua.
Ci furono i contributi dalla platea, molti e molta commozione, fino al pianto a dirotto. L'acqua salata delle lacrime saliva minacciosa. Nessuno osò mettere in discussione la bontà. A un certo punto il signor Itchek non ne poteva più – già allora non ne poteva più... - avrebbe voluto agguantare il microfono e dire: “Io, mi dispiace, non mi sono ancora fatto. E quindi, di sostanze psicotrope, non ho alcuna esperienza. Però non credo di sbagliarmi: voi siete davvero strafatti, e di sicuro più tossici di prima”. Non osò: era timido, e poi aveva paura di essere linciato dalla bontà. Si alzò dalla scomoda seggiolina di formica e uscì nel pieno degli osanna.
E così il signor Itchek ha attraversato tutti gli anni ottanta, e poi i novanta, e poi la prima decade del 2000... senza nemmeno ciucciarsi un misero spinellino, poveretto. Rimedierà nella vecchiaia, come vuole Platone. Ora è solo, e vive ignorato - lui e pochi altri come lui che purtroppo stenta a conoscere. La strada, già in quella fine di marzo dell'83, diventava stretta: da una parte i cattivi, i soliti cattivi – drogati di roba, di soldi, di violenza, di consumo – e dall'altra i buoni , i guariti, i disintossicati - pieni di valori e di calore umano un tanto al chilo. Anche loro molto tossici, e ugualmente pericolosissimi. Almeno per il coraggio del libero pensiero.

martedì 15 giugno 2010

Contributo del signor Itchek alla serata di Rinascita

Il signor Itchek era in libreria, quella sera, e però la presentazione l'ha seguita con la coda dell'occhio, come si dice a Empoli “di sguincio”. Fingeva di interessarsi a dei volumi sullo scaffale – sezione filosofia – e intanto ascoltava. Il tipo era lo scrittore sconosciuto di A far tempo da, quel Luca Nardini che questa volta aveva scritto un romanzo, Dolls. Non era solo, l'autore: lo accompagnava e presentava un certo Giancarlo Belloni, capelli lunghi barba e baffi, dall'accento livornese, che visto così poteva assomigliare a un civilissimo vichingo. Luca Nardini aveva gli occhiali e la faccia piuttosto anonima invece, come lo steriotipo di un impiegato delle poste. Bisogna stare attenti a questi uomini occhialuti e di scarsa appariscenza, il signor Itchek non se ne dimentica mai, c'è poco da stare allegri.
Per molti aspetti, sebbene la scrittura di Dolls non sia una cattiva scrittura – tutt'altro! - potrebbe essere definita una scrittura a tratti cattiva... di sicuro completamente diversa da quella di A far tempo da. Perché Dolls assomiglia a quei divani dove ti siedi e ci sprofondi dentro, e ti sembra di stare comodo se non addirittura comodissimo – per poi alzarti e scoprire che ti fa male la vita. Anzi, a dirla proprio tutta la domanda fondamentale del romanzo è questa: com'è possibile, carissimi lettori, che non vi faccia male la vita? Almeno così crede di aver capito il signor Itchek.
Giancarlo Belloni, da lettore ideale, si dimostrava bravissimo. Certo, i due dovevano aver concordato le domande, ma di sicuro non le risposte. E quando è intervenuto anche il pubblico, sinceramente, non si sapeva più chi era a domandare e chi a rispondere, ed è proprio così che succede se la conversazione si fa autentica e serrata. Qualcuno ha voluto anche esibirsi in due cattiverie al vetriolo: una riguardava la vendetta - “Quanta vendetta c'è in questo romanzo?” - e un'altra il riferimento alla realtà vera: “Il romanzo è autobiografico, no?”
Nardini ha aggiustato gli occhiali sul naso e poi ha risposto a entrambe, sia riferendosi esplicitamente al film di Lar von Trier, Dogville, analizzato nel libro - sia al concetto di verosimiglianza nella poetica di Aristotele, ma questa volta implicitamente. Per quanto riguarda la vendetta ha detto che a volte proprio il perdono cristiano è un atto di arroganza inaudita – è una battuta del film di Lars von Trier. Mentre a proposito della verità, invece, ha ricordato che quello che conta nei romanzi è la verosimiglianza: è proprio in vitrù di questo aspetto, e non della verità, che i personaggi di Dolls appariranno forse familiari, sia a chi legge il libro a Palermo – se ci sarà un lettore di Palermo – sia a chi lo legge a Bologna o a Padova. Insomma, si tratta di un romanzo che racconta ciò che è possibile, non ciò che è vero - la verità essendo di competenza della storia mentre la possibilità dell'arte. Indubbiamente Aristolele, sorride il signor Itchek.
Si è parlato persino della copertina, anche questa una fotografia di Piero Fiaschi, come quella di A far tempo da. La fotografia del gatto di Dolls, che s'intitola The prisoner, è bellissima. Luca Nardini ha voluto precisare che non si capisce se il micio sia impaurito o faccia paura. Una signora del pubblico invece, molto più incisiva, ha detto che il gatto non è impaurito e nemmeno fa paura: è semplicemente attento. “Eh eh” rideva fra sé il signor Itchek, attento e di sguincio, come suo solito e come il gatto di Dolls...

martedì 8 giugno 2010

Presentazione di Dolls a Roma

Sabato 26 giugno 2010,ore 17,30
Libreria Il Filo, via Basento 52/e - Roma

Come arrivare in libreria dalla Stazione Termini: autobus 86 e 92 dal piazzale di fronte alla Stazione Termini. Terza fermata di via Po-Simeto.

venerdì 4 giugno 2010

Una festa per la scrittura

Una bella serata. I temi sono stati molti e i contributi di chi ha partecipato importanti. Fa piacere rendersi conto una volta di più che attraverso i personaggi di un romanzo e “il vetro” della scrittura è possibile immergersi nelle cose e andare oltre.
Grazie soprattutto a Giancarlo Belloni – che come ha detto Luca Nardini è davvero un lettore ideale – e allo staff al femminile della Libreria Rinascita, così generoso nell'ospitalità.
Ieri è stata una festa per la scrittura. E siccome anch'io sono fatta di parole, era un po' anche la mia festa. Davvero un grazie di cuore a tutti.

mercoledì 2 giugno 2010

Il bersaglio che crea

“Che cosa si prefigge? a quale scopo? cosa pensa di ottenere? insomma, perché ha scritto Dolls?”
Mi domandano questo, le persone che mi contattano via e-mail, e che hanno letto il libro-lo stanno finendo-ne hanno lette soltanto alcune pagine-non lo leggeranno mai... Io non lo so perché Luca Nardini abbia deciso di scrivere Dolls. Però mi viene da rispondere che domande del genere sono alquanto riduzioniste, e senz'altro viziate da un ragionamento di fondo: le nostre azioni sarebbero sempre motivate da un obiettivo – dunque, datti da fare per conoscere l'obiettivo (vero o presunto) e avrai spiegato l'azione. Un po' troppo spiccio, secondo me. Mi limito soltanto a dire che non tutte le cose funzionano così. Anzi, di più: sposare il concetto di un uomo sempre e comunque calcolante e indirizzato a un bersaglio, è molto pericoloso. A volte certe azioni sono semplicemente necessarie, e non dipendono dall'aver calcolato con il bilancino quello che otterrai/non otterrai. Forse Dolls si è imposto, al suo autore, perché necessario – forse Dolls è cresciuto anno dopo anno e una volta finito non è stato più possibile soffocarlo in un cassetto... Ma queste sono soltanto congetture, perché le domande non devi rivolgerle né a me, Donatella, né a Giorgio Mannucci, e tantomeno al nostro autore, Luca Nardini. Se una risposta c'è e se un qualche senso ce l'ha è soltanto dentro il romanzo, in Dolls, in ognuna delle sue parole. Non sempre si scocca la freccia in direzione di un centro. A volte si scocca la freccia e quello che la freccia colpisce è diventato il bersaglio che crea.

martedì 1 giugno 2010

Riprografia selvaggia (fotocopie, sissignori, fotocopie!)

Non è necessaria molta inventiva per immaginarsi che in certi ambienti il romanzo Dolls si preferirà fotocopiarlo. Un modo alquanto meschino di boicottare l'autore, abbronzandosi alla luce della fotocopiatrice o facendo abbronzare il povero stagista di turno. Ricordo a questi tristissimi figuri che, così facendo, violano la legge. Le opere protette da diritto d'autore (cioè le opere di natura creativa) sono protette per tutta la vita di colui che le ha create fino al 31 dicembre del 70°anno dopo la sua morte. La legge consente la fotocopia di opere protette ma soltanto “per uso personale” e nel limite massimo del 15%. E' comunque esclusa ogni utilizzazione fatta in concorrenza con i diritti di utilizzazione economica spettanti all'autore. Dunque, se proprio non potere fare a meno di fotocopiare, fotocopiate il capitoletto che vi piace di più e usatelo per proprio conto, in grigia solitudine, senza farlo girare o addirittura spacciarlo al posto del libro. In ogni caso, diffidate dai sostitutivi cartacei di Dolls!

NON DIMENTICATE: venerdì 4 giugno 2010 Libreria Rinascita Empoli via Ridolfi 43 ore 18.15, prima presentazione di Dolls! Al mare ci andate sabato!