Donatella Talini

Donatella Talini

giovedì 27 maggio 2010

Piluccando su internet

Altri motivi per leggere Dolls, il romanzo ambientato in una cooperativa sociale e non soltanto. Così scrive Silvia Galluzzo, educatrice professionale, che ho scovato su internet: "Non si parla mai della situazione dei lavoratori soci e non delle cooperative. Ti senti ripetere, dopo aver pagato 2/3 mila euro che sei diventato un socio lavoratore, per poi SENTIRTI RICATTATO SE NON VOTI CIO' CHE PENSA IL CDA etc etc." E' molto interessante, quanto rileva Silvia, un aspetto tipico delle coopertive sociali, che il romanzo Dolls evidenzia come procedura... decisionale. Poi Silvia fa alcuni esempi concreti di come gli Statuti (o forse più propriamente i regolamenti interni?) sia delle cooperative di Lega Coop che di Confcooperative SANCISCONO REGOLE PARTICOLARI CHE RIDUCONO I DIRITTI STABILITI DAL CONTRATTO NAZIONALE. Anche questa è un'osservazione importantissima: quanti soci lavoratori ne sono al corrente? Ancora Silvia: "però non ho mai sentito fare una critica, una sola critica alla gestione delle cooperrative". Ti sei domandato perchè? Ti sei mai domandato a chi serve che la cooperazione sociale sia identificata come l'economia buona e pulita, in odore di santità? La chiusa poi è eccezionale: "Ringrazio la GRANDE FAMIGLIA della cooperativa... tutti uguali, tutti soci, tutti con gli stessi diritti/doveri solo con funzioni diverse... UNA BELLA BUFALA". Quante volte ti hanno detto, nella tua cooperativa, che tu fai parte di una grande, grande famiglia? Non dicono proprio così, anche dalle tue parti? Il contributo di Silvia Galluzzo è molto sintetico e denso. E poi è firmato.

giovedì 20 maggio 2010

PRESENTAZIONE "DOLLS"

Venerdì 4 giugno 2010 ore 18.15
Libreria "Rinascita"
via Ridolfi 53 - Empoli (FI)
INCONTRO CON L'AUTORE
introduce GIANCARLO BELLONI

martedì 18 maggio 2010

Non solo sciocchezzaio

In Dolls ci trovi molto sciocchezzaio, una sorta di estetizzazione della banalità. Certi dialoghi si intrecciano in un balletto volutamente insipido, dove la lingua si appiattisce fin quasi al grado zero. La storia che racconta Dolls, però, agisce su più livelli, senza mai abbandonarsi completamente all'ovvio. C'è sicuramente “altro”: per esempio il tentativo di custodire qualcosa di veramente sacro, e forse anche di farlo agire. Dolls non è la storia di un uomo che s'impantana - Dolls, lo ripeto, racconta una liberazione. Se non mi credete leggete il romanzo. Oppure non lo leggete. Ma allora non parlatene.

Le tre scimmiette

Internet e l'informazione. Se ne può discutere e se ne discute: quanta informazione corretta “gira” su Internet? E tuttavia non puoi incentrare ogni cosa sull'informazione. C'è un altro aspetto che merita di essere analizzato: che uso fai di quello che sai? E ancora – e qui il punto dolente: hai il coraggio di quello che sai? O invece: come sei riuscito, nel corso del tempo, a diventare così bravo e fare finta di niente?
Su Internet si possono rintracciare decine, anzi centinaia di testimonianze di persone che hanno subito delle angherie nelle cooperative sociali – e alla fine si può anche rendersi conto che la maggior parte di queste ingiustizie non avvengono perché nel cesto si trova la famosa mela marcia, e dunque la “Cooperativa Sociale Mela Onlus” era fra tutte le mele sane una mela marcia. Puoi spingerti addirittura oltre, e dimostrare che è il sistema stesso delle cooperative che si sta evolvendo con una logica spietata verso il marciume, tanto che le cooperative sociali diventano naturalmente delle mele marce – così se provi a tenere la tua mela “in salute” devi difenderla da tutto il cesto. E questo è già gravissimo, va da sé. Tuttavia non devi darti alibi: se quella dove lavori è la Cooperativa Sociale Mela Marcia Onlus, te ne accorgi quasi subito. Dunque il problema non è ciò che sai o ciò che non sai. Il problema è se hai il coraggio di quello che sai. La democrazia infatti non si basa soltanto su ciò che si sa. La democrazia è soprattutto una pratica: alzare la mano e agire, dire cioè quello che si sa, averne il coraggio. E' così che puoi testare la tua cooperativa. Alle assemblee, per esempio, quando non capisci quella voce del bilancio, proprio quella lì, chiedi spiegazione. E se la spiegazione che ti daranno è una non-spiegazione, prova a insistere. Se poi un dirigente ti sembra avere un comportamento poco chiaro, poco trasparente, chiedigli un colloquio e fatti spiegare come mai, per esempio, lui rifornisce la sua auto con la benzina della cooperativa e ci va al mare con la famiglia. Fallo, soprattutto se è il responsabile del tuo settore, perché poi la benzina mancherà... e non saranno stati i ladri! Oppure domanda al presidente perché usa l'auto della cooperativa per andare su e giù da casa sua alla sede, mentre tu, eterno pendolare, spendi duecento euro del tuo stipendio mensile – e mi limito a peccati veniali... Prova. Prova a “comunicare chiaramente” fra i dipendenti, fra i soci, in maniera orizzontale, verticale... o insomma, un po' come ti sembra meglio o come prescrivono “i processi della qualità ISO”. Prova a essere sincero, a dimostrarti “persona”. Non è così che dicono? Non è a questo che ti invitano? Secondo te, praticando questa democrazia in maniera ostinata, quanto resisterai in una cooperativa sociale? E in un'azienda? E in una cooperativa che è diventata soltanto un'azienda? Non sarà per questo che gradualmente facciamo a meno del coraggio di quello che sappiamo, non sarà che ci conviene fare come le tre scimmiette: non vedo, non sento e soprattutto non parlo?
E comunque: anche se all'interno della tua cooperativa sociale sarai diventato una scimmietta, niente ti impedirà di batterti per la democrazia contro gli Stati Uniti o a favore di Bush contro Saddam; niente ti impedirà di appendere manifesti alle pareti del tuo ufficio con i bambini dal pancione tondo e andare in vacanza nell'Egitto dei misteri a rompere i coglioni ai cammelli; niente ti impedirà di essere un “grillino” e fare cri-cri-nei corridoi, quando non ti vede nessuno; oppure prendi il microfono alla prossima festa sociale e dillo: “forza ragazzi! Con un po' di sacrificio ce la faremo!”. Chi lo sa che non ti paghino proprio per questo...

sabato 15 maggio 2010

Uova d'oro?

Leggete questa storia dello sviluppo delle cooperative sociali così come ce la racconta Simone Raffaelli: “Tante cooperative nascono dalla volontà di attuare dal basso quei cambiamenti che le istituzioni non vogliono praticare, rivolgendosi alle forme di marginalità prodotte dalla chiusura dei manicomi o dalla tossicodipendenza. Ma il clima sociale cambia” - siamo tra gli anni ottanta e novanta -”e le cooperative non possono rimanere sul mercato e fornire servizi senza essere coinvolte nel sistema che gradualmente trasformano il DNA del Terzo Settore. Le cooperative, da strumenti di analisi e di contestazione della società si trasformano nel loro contrario, diventano imprese come tutte le altre. Anzi, peggiori delle altre, perché ammantano la loro natura con la demagogia sociale”. Questa non è propriamente la solita storia che si legge sulla brochure di una cooperativa, vero? Però assomiglia incredibilmente alla quarta di copertina del romanzo “Dolls”, dove si dice: “Giorgio [il protagonista] giorno dopo giorno si rende conto di come questa azienda no profit sia soltanto un'azienda come un'altra, lontana dall'impegno disinteressato e soprattutto dal rispetto per le persone, e per questo forse peggiore delle altre”. Anche qui, infatti, il tema di fondo è lo stesso: l'ipocrisia. Raffaelli scrive che queste aziende “ammantano la loro natura con la demagogia sociale”, nella presentazione di “Dolls” lo stesso concetto è espresso con queste parole: “Eppure su tutto questo sventola, senza vergogna, la bandiera della gratuità sociale”. La sostanza, signori miei, è proprio la medesima.
“La sostanza? Ma di quale sostanza parli? Ma tu sei matto...” direbbero gran parte dei personaggi della cooperativa sociale “Il Portico” - la cooperativa che ha per codice fiscale la fantasia,inventata da Luca Nardini. Eppure “Dolls” vi aiuterà lo stesso a capire: quella dove voi lavorate è davvero una cooperativa so-cia-le? O invece di tratta di una delle tante – troppe – che sono diventate galline delle uova d'oro?
“Gallina dalle uova d'oro per chi?” domanderebbero gli splendidi dirigenti de “Il portico”. Perché “niente può impedire che il dirigente di una cooperativa si trasformi in un menager come tanti altri”, scrive ancora Simone Raffaelli, e anche se “qualcuno potrà obiettare che in una cooperativa il voto dei soci è obbligatorio... innanzitutto è doveroso ricordare che una cosa è il controllo quotidiano sull'operato dei dirigenti, altro è il voto una volta all'anno su un bilancio”. E cioè, per dirla proprio tutta, “su voci di bilancio di cui non si conosce neppure l'esistenza, di fronte a dirigenti da cui dipende il tuo posto di lavoro, in un contesto in cui la legge 30 ha reso l'articolo 18 non applicabile ai soci lavoratori”. Mi viene un dubbio: non è che Simone Raffaelli, zitto zitto, abbia immaginato anche lui un'assemblea de "Il portico"? Il suo articolo si intitola “Welfare invisibile, sfruttamento visibile”, ed è pubblicato su Internet da appena dieci giorni.

giovedì 13 maggio 2010

A proposito di paranoici

"Il modello democratico della partecipazione cooperativa è da molti anni in crisi: le assemblee dei soci vengono convocate solo per la ratifica delle decisioni prese dai consigli di amministrazione, per le formalità previste dal codice civile e per le approvazioni annuali dei bilanci". Sono le sconfortanti considerazioni di Luigi Marinelli, del Centro Studi Trasformazioni Economico Sociali (Cestes-Proteo). A quanto sembra per incontrare altri "paranoici" è sufficiente digitare su Google "Cooperativa sociale sfruttamento". Ma continuiamo con l'analisi di Luigi Marinelli: "Le assemblee sociali sono esautorate di ogni potere effettivo, la gestione è in mano ad una casta di presidenti 'politicamente inseriti' e a tecnici specializzati negli appalti" - ecco, proprio questo è uno degli aspetti raccontati nel romanzo "Dolls" di Luca Nardini. L'invenzione romanzesca delinea una tipologia di figuri che hanno fatto il nido nella dirigenza di tantissime cooperative sociali di tutta Italia. Infatti, secondo quanto afferma anche Marinelli che queste cose le studia, stai certo che i personaggi che vedi agire nel romanzo rappresentano dei caratteri, e cioè delle 'maschere', che incontri nella stragrande maggioranza delle cooperative. Anzi, Dolls dice di più: se non appartieni a questa tipologia di persona la tua vita lavorativa diventa difficile. Chi sono questi tristissimi figuri? che storia hanno? da dove vengono? e perché proprio loro sono i direttori, i presidenti ecc. ecc. Dolls si interessa anche di questo. Se sei un cooperatore sociale puoi leggere Dolls dal Veneto alla Sicilia: i personaggi ti ricorderanno sempre qualcuno del tuo territorio, che conosci o che hai conosciuto. E' questa la funzione della letteratura: guardi il guscio vuoto delle parole e vedi il gheriglio della realtà, a Roma, come a Torino, come a Firenze o Brescia. Ma continuiamo con le parole di Marinelli: "L'emergere della parte oscura del lavoro nelle cooperative sociali, il livello di precarietà e di sfruttamento, la diminuzione dei salari e l'aumento della flessibilità sono spacciati [n.b. il verbo] come marginali degenerazioni di un sistema che per definizione è comunque solidale, le responsabilità vengono spostate sulla committenza pubblica che viene accusata di avere un rapporto "arretrato" con il settore ecc. ecc.". Insomma, in sintesi: "nella cooperazione si vorrebbe trovare un orizzonte di sviluppo 'altro' rispetto al normale sistema imprenditoriale. Un vero mito autogestionario che non trova nessun riscontro nella realtà". Sì, anche Luigi Marinelli, a quanto sembra, è paranoico come Giorgio Mannucci, il protagonista di Dolls. L'articolo si intitola "Cooperative sociali e precarietà: una risposta nel reddito sociale. Miti e degenerazioni del lavoro in cooperativa", ovviamente su Internet.

mercoledì 12 maggio 2010

Roba di qualità

Un cooperatore sociale mi ha scritto dicendo che lui, "Dolls", non lo leggerà mai, perché così, a naso, gli sembra il libro di un paranoico - forse per il gatto un po' luciferino in copertina? E poi, come scrive, lui legge solo "roba di qualità". Liberissimo. Tuttavia lo invito a riflettere sul fatto che un'espressione come "roba di qualità", applicata ai libri, è davvero... stupefacente!

martedì 11 maggio 2010

Un brano di Dolls. Chi sono i giocattoli senza finalità di lucro?

E'un sistema collaudato. Le cooperative sociali in fondo a che cosa servono? Non crederai, spero, alle frottole della creazione d'imporesa? Noi siamo gli ebrei e i negretti degli impiegati pubblici, siamo stati inventati per questo! Nelle cooperative di tipo B, poi, è ancora meglio: due piccioni con una fava! Se un giardiniere del Comune costa 100, quello di una cooperativa costa 50. E visto che un nostro socio guadagna 50 invece di 100... allora, come lavoro aggiunto, gli affianchi anche un bel tossico pieno di metadone... così lui bada il tossico, il tossico diciamo che lavora e non rompe le palle, e l'operaio del Comune alla fine ha anche il suo negretto. Bel sistema eh?

giovedì 6 maggio 2010