Donatella Talini

Donatella Talini

giovedì 20 ottobre 2011

Itchek vs Saviano


Il signor Itchek Gomorra non lo ha letto. Lo ha iniziato - un centinaio di pagine - poi si è interrotto, perché gli è sembrata una scrittura sciatta, anche nel voler impressionare costi quello che costi.  Dunque, a ragion veduta, il signor Itchek non dovrebbe poter  parlare di Gomorra. Ma di Saviano sì. Saviano è senz'altro un'icona nazionale di noi italiani, o almeno di una parte cospicua di quegli italiani che si credono i migliori. E qui bisogna fare attenzione e prendere un bel respiro profondo: perché sebbene il signor Itchek sia convinto che gli italiani non siano tutti uguali, da questo convincimento non ne consegue che tifare Saviano sia il modo giusto per ritrovarsi migliori.

Bisognerebbe che il diritto di critica fosse garantito, ma se provi a criticare Saviano commetti sacrilegio. Almeno in certi ambienti, almeno di fronte a tante e tante persone. Perché Saviano è un eroe: prima non si poteva parlare male di Garibaldi, ora – alla faccia del Risorgimento - di Saviano. Saviano santo subito!Saviano e la scorta di Saviano; Saviano e la pelata di Saviano; Saviano e il neo di Saviano; Saviano e il modo di toccarsi il naso di Saviano;  Saviano e la giacca e i jeans di Saviano; Saviano che inneggia alla parola e al potere dirompente della scrittura e lo fa invece con la bocca, dandogli fiato mentre monologa in televisione; Saviano e noi che siamo qui ad ascoltare Saviano e il suo esibito narcisismo etico.

Al signor Itchek piacciono invece gli scrittori invisibili, che è un altro modo di dire che quello che il signor Itchek ama, degli scrittori, è la loro scrittura - che li rende appunto superflui. Di Saviano si sa perfino che ha messo la mozzarella tra i primi dieci motivi per cui merita stare al mondo... scherza, vero? Dice delle cose sciocchine per noi sciocchini di sinistra, lo sappiamo, che nonostante questo specchiato rigore morale che ci mette sull'attenti di fronte alla bandiera - “l'Italia s'è desta dell'elmo di Scipio si è  cinta la testa” - a noi di sinistra ci piace parecchio anche ridere, siamo dei simpaticoni... Una volta il signor Itchek ha domandato a un ragazzino di terza media che gli stavano insegnando l'inno di Mameli a scuola: “Chi è Scipio?” e quello ha risposto: “Secondo me è una pianta... che poi l'Italia se la mette intorno sull'elmo”.  E il signor Itchek: “Tipo l'alloro?”  “Sì, dev'essere proprio l'alloro!” ha concluso il ragazzo. Non bisogna riflettere su questo aneddoto con il cipiglio del maestrino frustachiappe - che uno che dice una cosa così, dell'alloro intorno all'elmo, gli sembra anche parecchio intelligente al signor Itchek. Ma se la cosa te la racconti fino in fondo, diciamoci la verità: quando si fanno certi arrosti come nel caso della nostre improvvisate vampe  civilrisorgimentali, ha ragione il ragazzino di terza media, con l'arrosto l'alloro.

Il signor Itchek ha consumato la  sua veloce adolescenza negli anni settanta, quando i capelli erano lunghi – maschi e femmine - e li lavavi, sì e no, una volta alla settimana. I peli crescevano sotto le ascelle e se andavi al mare ti mettevi un costume da bagno slip, niente bermuda, e qualche baffo ti spuntava sempre dagli elastici. Sarà per questo che Saviano, al signor Itchek, con quella lugubre pelata-teschio e le sopracciglia lanciformi e nere nere... a lui Saviano gli sembra un po' fascista - “Ha bestemmiato! ha bestemmiato!”. Ma forse non è vero che l'eroe indossi i bermuda, forse i jeans li mette a pelle, come un vero cowboy... Sì, un cowboy nostrano che cavalca la bufala - intende la mozzarella il signor Itchek - un eroe in odore di santità proprio per noi italiani irretiti in quel cattolicesimo che di santi ha consuetudine storica. E questo fatto che uno scrittore abbia la scorta e che viva come un monaco e che sia costantemente sotto minaccia di morte e che non si possa nemmeno concedere due palline di gelato dal suo gelataio di fiducia, anche questo diciamocelo, ci mette addosso qualche bel brivido. Respirando la sua aria ci sentiamo un po' più buoni, dalla parte giusta appunto, e ci viene da drizzare la spina dorsale e garrire al vento con la bandiera. Almeno per un paio di secondi, perché poi ritorniamo quelli di sempre. Il signor Itchek è convinto che l'esibizione del santo non ha  nulla a che vedere con le virtù civiche e la moralità di una nazione, né santi né eroi. E' inutile che il sangue continui a sciogliersi se poi si raggruma: tutt'al più, di un miracolo così, puoi dire solo che funziona, e che al prossimo appuntamento sarai di nuovo a chiedere la grazia, ingobbito per  le tue ginuflessioni quotidiane, i compromessi, gli opportunismi, le complicità - “San Gennaro! San Gennaro!”.  No, i santi non ti soccorrono nella vita di tutti i giorni. Vanno bene per la peste e i terremoti, loro, non per le tue carognerie del giorno dopo giorno. Dunque, a quando la prossima apparizione televisiva? Siamo tutti in attesa di una grandiosa assoluzione.

Ci sarebbe stato un modo molto più semplice per scrivere un libro  coraggioso sulla camorra, il signor Itchek ne è convinto:  pubblicarlo anonimo, senza ingombrare della tua vita la vita del libro. Ma così non poteva essere, perché il santino funziona in quanto rimanda a un santo referente, nella realtà. O almeno è questo quello che dobbiamo credere. Alle parole corrispondono i fatti: lo vedi che dice? sono tutte cose vere sai? lui c'era, e come dubitarne? Quindi Gomorra non è I Promessi Sposi, e nemmeno Le Operette Morali di Leopardi – nemmeno il don Chisciotte o il Robinson Crosue...  perché dentro Gomorra, carissimi, ci sta appunto Saviano, quello che adesso è l'eroe vero scortato dalla polizia vera. E siccome è così, e Saviano ci tiene tanto a farcelo sapere, il signor Itchek ne ha la conferma: no, Saviano non è Leopardi e nemmeno Manzoni e neanche Cervantes... perché gli scrittori, almeno quelli che amano davvero la scrittura, necessariamente spariscono nelle parole - “Ha bestemmiato! Ha bestemmiato!”. Il nostro Saviano si diverte a stilare gli elenchi con Fabio Fazio, che anche lui da buon chierichetto ha acquisito familiarità con i santini e l'odore dei beati, o almeno  sa muovere l'incensiere. Loro stilano gli elenchi e a noi il compito di fare la spesa, sperando che sia rimasto qualche valore ben confezionato sugli scaffali.

Il signor Itchek entra nella sua libreria abituale e questo pomeriggio lo aspetta una sorpresa. Vicino alla cassa c'è una scatola-urna con la faccia facciona mortuaria del nostro eroe – che a vederlo così, all'improvviso, ti viene da toccarti... intende contro la sfiga il signor Itchek. A lato della scatola tante belle cartoline  dove noi piccoli uomini e donne siamo invitati a scrivere i nostri dieci motivi per stare al mondo. Si sa che noi arguti di sinistra amiamo moltissimo dilungarci in questi giochetti intellettuali di società. E poi c'è da considerare il fatto che le risposte migliori saranno citate – con nome e cognome! – dall'eroe presumibilmente nella prossima apparizione in video. Cosa scriveremo al numero uno? Qual è il nostro primo motivo per vivere? Mangiarsi le caccole?

mercoledì 19 ottobre 2011

giovedì 13 ottobre 2011

Parliamo di scrittura - incontro con Luca Nardini

"Il mese del libro 2011"
Provincia di Pisa
Biblioteca Comunale di Castelfranco di Sotto
mercoledì 26 ottobre ore 21.30