Donatella Talini

Donatella Talini

mercoledì 2 giugno 2010

Il bersaglio che crea

“Che cosa si prefigge? a quale scopo? cosa pensa di ottenere? insomma, perché ha scritto Dolls?”
Mi domandano questo, le persone che mi contattano via e-mail, e che hanno letto il libro-lo stanno finendo-ne hanno lette soltanto alcune pagine-non lo leggeranno mai... Io non lo so perché Luca Nardini abbia deciso di scrivere Dolls. Però mi viene da rispondere che domande del genere sono alquanto riduzioniste, e senz'altro viziate da un ragionamento di fondo: le nostre azioni sarebbero sempre motivate da un obiettivo – dunque, datti da fare per conoscere l'obiettivo (vero o presunto) e avrai spiegato l'azione. Un po' troppo spiccio, secondo me. Mi limito soltanto a dire che non tutte le cose funzionano così. Anzi, di più: sposare il concetto di un uomo sempre e comunque calcolante e indirizzato a un bersaglio, è molto pericoloso. A volte certe azioni sono semplicemente necessarie, e non dipendono dall'aver calcolato con il bilancino quello che otterrai/non otterrai. Forse Dolls si è imposto, al suo autore, perché necessario – forse Dolls è cresciuto anno dopo anno e una volta finito non è stato più possibile soffocarlo in un cassetto... Ma queste sono soltanto congetture, perché le domande non devi rivolgerle né a me, Donatella, né a Giorgio Mannucci, e tantomeno al nostro autore, Luca Nardini. Se una risposta c'è e se un qualche senso ce l'ha è soltanto dentro il romanzo, in Dolls, in ognuna delle sue parole. Non sempre si scocca la freccia in direzione di un centro. A volte si scocca la freccia e quello che la freccia colpisce è diventato il bersaglio che crea.

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