Donatella Talini

Donatella Talini

martedì 15 giugno 2010

Contributo del signor Itchek alla serata di Rinascita

Il signor Itchek era in libreria, quella sera, e però la presentazione l'ha seguita con la coda dell'occhio, come si dice a Empoli “di sguincio”. Fingeva di interessarsi a dei volumi sullo scaffale – sezione filosofia – e intanto ascoltava. Il tipo era lo scrittore sconosciuto di A far tempo da, quel Luca Nardini che questa volta aveva scritto un romanzo, Dolls. Non era solo, l'autore: lo accompagnava e presentava un certo Giancarlo Belloni, capelli lunghi barba e baffi, dall'accento livornese, che visto così poteva assomigliare a un civilissimo vichingo. Luca Nardini aveva gli occhiali e la faccia piuttosto anonima invece, come lo steriotipo di un impiegato delle poste. Bisogna stare attenti a questi uomini occhialuti e di scarsa appariscenza, il signor Itchek non se ne dimentica mai, c'è poco da stare allegri.
Per molti aspetti, sebbene la scrittura di Dolls non sia una cattiva scrittura – tutt'altro! - potrebbe essere definita una scrittura a tratti cattiva... di sicuro completamente diversa da quella di A far tempo da. Perché Dolls assomiglia a quei divani dove ti siedi e ci sprofondi dentro, e ti sembra di stare comodo se non addirittura comodissimo – per poi alzarti e scoprire che ti fa male la vita. Anzi, a dirla proprio tutta la domanda fondamentale del romanzo è questa: com'è possibile, carissimi lettori, che non vi faccia male la vita? Almeno così crede di aver capito il signor Itchek.
Giancarlo Belloni, da lettore ideale, si dimostrava bravissimo. Certo, i due dovevano aver concordato le domande, ma di sicuro non le risposte. E quando è intervenuto anche il pubblico, sinceramente, non si sapeva più chi era a domandare e chi a rispondere, ed è proprio così che succede se la conversazione si fa autentica e serrata. Qualcuno ha voluto anche esibirsi in due cattiverie al vetriolo: una riguardava la vendetta - “Quanta vendetta c'è in questo romanzo?” - e un'altra il riferimento alla realtà vera: “Il romanzo è autobiografico, no?”
Nardini ha aggiustato gli occhiali sul naso e poi ha risposto a entrambe, sia riferendosi esplicitamente al film di Lar von Trier, Dogville, analizzato nel libro - sia al concetto di verosimiglianza nella poetica di Aristotele, ma questa volta implicitamente. Per quanto riguarda la vendetta ha detto che a volte proprio il perdono cristiano è un atto di arroganza inaudita – è una battuta del film di Lars von Trier. Mentre a proposito della verità, invece, ha ricordato che quello che conta nei romanzi è la verosimiglianza: è proprio in vitrù di questo aspetto, e non della verità, che i personaggi di Dolls appariranno forse familiari, sia a chi legge il libro a Palermo – se ci sarà un lettore di Palermo – sia a chi lo legge a Bologna o a Padova. Insomma, si tratta di un romanzo che racconta ciò che è possibile, non ciò che è vero - la verità essendo di competenza della storia mentre la possibilità dell'arte. Indubbiamente Aristolele, sorride il signor Itchek.
Si è parlato persino della copertina, anche questa una fotografia di Piero Fiaschi, come quella di A far tempo da. La fotografia del gatto di Dolls, che s'intitola The prisoner, è bellissima. Luca Nardini ha voluto precisare che non si capisce se il micio sia impaurito o faccia paura. Una signora del pubblico invece, molto più incisiva, ha detto che il gatto non è impaurito e nemmeno fa paura: è semplicemente attento. “Eh eh” rideva fra sé il signor Itchek, attento e di sguincio, come suo solito e come il gatto di Dolls...

3 commenti:

  1. Pubblico volentieri questo contributo sulla serata di Rinascita che mi è pervenuto, via e-mail, da un certo signor Itchek, che ringrazio e saluto.

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  2. Molto bello l'intervento di Itchek, una intelligenza che ride e al tempo stesso ti tiene in allerta perché soltanto così lui sa essere, appunto una mente che riflette facendoti riflettere. Grazie Itchek

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  3. E' stato un vero peccato non aver incontrato il signor Itchek alla presentazione del libro. Pare essere un acuto osservatore e un fine argomentatore. L'idea di sedersi e sprofondare in "Dolls" per rialzarsi con un brutto "mal di vita". rende bene l'idea di cosa può succedere con questo libro. Un libro da mal di vita per chi non vuol prendere i soliti farmaci da banco ma andare alla ricerca delle cause.

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