Donatella Talini

Donatella Talini

domenica 12 agosto 2012

La vergogna di chi tiene nascoste le cose

Chi non è abituato a esporsi; chi fa i suoi calcoli e alla fine decide o si lascia decidere dai propri alibi, dalle proprie scuse, dalla vigliaccheria; chi sceglie sempre i maestri sbagliati perché si basta così com'è, gretto, meschino, basso; chi ha la faccia di gomma; chi è cattivo/cattiva; chi vive perpetuamente in malafede; chi sarà subito pronto/pronta a leccare il culo al prossimo padrone o presidente o direttore o capoccia o kapò; chi scodinzola e fa le fusa; chi continua a sbattere le palpebre con gli occhioni di gatto/gatta e cerca di intenerirti per fregarti meglio; chi omette di dire e ti manda allegramente alla macellazione; chi non ha vergogna; chi è così perché ha perso la speranza di poter diventare una persona diversa, o capisce che per lui/lei sarebbe troppo faticoso e forse fin troppo nobile cercare di migliorarsi. 
Il coraggio di chi sa e dice quello che sa ha invece un peso specifico veramente duro da sostenere, e sono pochi – pochissimi! – quelli che gli daranno mano. E poi non dovrai raccontarti le solite frottole come imparano a fare tutti gli altri, non potrai dirti che non te n'eri accorto, e nemmeno “chi se lo sarebbe mai aspettato?”. Non cercherai di coprire lo scandalo, il marcio, la connivenza quotidiana con quanto era e continua ad esserci di pusillanime, di ipocrita e in fondo di banalmente risaputo – da tutti.
P.S. Le parole di cui sopra sono da recitare ogni mattina, di fronte allo specchio, prima di avviarsi al lavoro e salutare educatamente i colleghi. Per complicarsi un po' la vita con l'autenticità, evitando di stringersi la mano, fare girotondo, e ricordarsi reciprocamente che noi lavoriamo qui - e che teniamo famiglia...

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